Inger Sannes

Parliamo con Inger Sannes

una delle artiste che ha partecipato a DonnaScultura 2014

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  • Quali sono gli elementi comuni tra la Sua esperienza nel campo amministrativo e di consulenza e l’attività di scultrice?

Il mio lavoro all’IBM ha occupato gran parte del mio tempo e mi ha sempre tenuta molto impegnata, anche se mi sono molto divertita in quello che facevo perché ho sempre utilizzato la mia testa e la mia creatività nel mio lavoro di ufficio. Poi, a un certo punto, ho guardato le mie mani e ho preso coscienza del fatto che non le utilizzo, se non per lavorare al computer. Da quel momento in poi è come se fosse iniziata una trasformazione che partiva dentro di me, dalla mia pancia, dal mio stomaco e dalle mie mani. Ho deciso allora di prendermi un po’ di tempo, sei mesi o un anno, per pormi delle domande come “cosa succede nel mondo?”, “chi sono io se non sono il mio lavoro?”. Quando sono arrivata presso lo Studio SEM a Pietrasanta ho iniziato solo per gioco, volevo ritornare alla bambina che ero, non mi sentivo abile nonostante il successo che avevo nel mio lavoro e volevo vedere cosa sarebbe accaduto e mi sono accorta che era come essere a casa. Mi sono sempre divertita nelle cose che facevo prima, ma la sensazione che provavo ora era proprio come essere a casa! Successivamente, quando sono tornata in ufficio all’IBM in Scandinavia ho annunciato che avrei voluto continuare a scolpire e i miei capi sono stati fantastici, hanno accettato e mi hanno detto “Ok, continua il tuo lavoro”. Così sono rimasta a lavorare per altri due anni in modo da mettere da parte i soldi per investire sulla mia formazione. I miei colleghi sono stati molto contenti della mia scelta ed io felice di delegare i compiti ai giovani dell’azienda. Dopo due anni mi hanno chiesto di tornare ma io ho rifiutato perché ormai vedevo la mia vita a Pietrasanta e volevo occuparmi della scultura a tempo pieno. Il mio capo mi ha proposto di prendermi un paio di anni e di tornare a lavoro ma io ho gli ho risposto “Voglio sfruttare questa chance, devo correre il rischio”, perché in quel momento per me era una sofferenza stare in ufficio tutti i giorni con i clienti e quando non lo facevo pensavo alla scultura tutto il tempo. La trasformazione di cui parlavo prima, l’essere come un bambino che non ha esperienza o abilità alcuna e lavorare “di pancia”, è stata per me molto importante. Non essere esperta, ma essere sempre me stessa nelle mie opere, nel mio lavoro.

  • La Sua concezione del lavoro scultoreo mostra notevoli punti di contatto con l’arte surrealista (sogno, desiderio, subconscio), ma si manifesta attraverso delle forme astratte. Quali sono le Sue fonti artistiche di ispirazione?

Fin dall’inizio ho deciso di non lavorare di testa, ma di sentire questa connessione con le mie mani, trovare l’intelligenza nelle mani che spesso ci scordiamo di avere. Per me questo percepire la creatività delle mie mani ha qualcosa di magico, perché è un po’ come se fossi collegata al mio subconscio. La mia ispirazione parte da un blocco di marmo, che amo per la sua resistenza e quando lo scolpisco vivo il presente senza pensare al domani, come fossi un bambino. Successivamente la forma, proprio attraverso questa comunicazione, viene fuori. Inizialmente si scaturiscono 5/6 forme principali diverse, ma io non penso a quello che andrò a fare, a quale sarà l’opera finale: io gioco e poi qualcosa verrà fuori. Mentre scolpisco e gioco con il blocco di marmo il mio intelletto inizia a lavorare e si collega alle emozioni che scaturiscono durante il lavoro. In sostanza, il presente è la mia ispirazione, pensare a quel preciso momento.

Inger Sannes, 'Oslo Innovation Award'-marmo bianco-h 24 cm

  • I disegni che realizza nascono prima dell’opera o dopo?

Possono accadere tutte e due le cose. Uno dei disegni nella mostra Donna Scultura, “Creation”, nasce dalla cooperazione che ho avuto insieme ad altri ventidue artisti che lavorano con l’Istituto per Astrofisica e Astronomia dell’Università di Stoccolma. Gli artisti hanno lavorato insieme agli scienziati favorendo un reciproco scambio di conoscenze: noi abbiamo visto come dello spazio si possa imparare tanto ogni secondo grazie alle attuali strumentazioni tecnologiche e gli scienziati hanno visto com’è possibile lavorare con la creatività. In questo processo sono stata ispirata dal fatto che la creazione viene dal “niente”. Uno scienziato ci ha detto che prima dell’universo non c’era niente, ma dal niente è nato l’universo. E così l’arte: ogni creazione nasce dal nulla ma dentro questo nulla accadono avvenimenti, circostanze per cui si genera, si materializza qualcosa. Per me la creazione è come questo processo, è qualcosa di magico che viene all’improvviso e tu devi essere lì, pronto a lavorarci subito. Non puoi aspettare domani, devi cogliere il momento immediatamente. Ed è qualcosa di magico che non puoi controllare, è fantastico e affascinante.

  • Qual’è la sensazione, l’emozione che prova quando conclude una Sua opera?

Quando termino uno dei miei lavori, come prima cosa mi domando: “Cosa rappresenta questa opera veramente? Cosa significa?”. Io lavoro di getto, pertanto durante il processo di lavorazione non so ancora cosa sto facendo e quando arrivo alla fine del mio lavoro mi soffermo ad osservare che cosa ho creato e a domandarmi cosa mi piace e cosa no. Il momento più importante è, tuttavia, quello in cui l’opera è finita e viene vista da altre persone: in quel momento non sono più sola, entro in uno spazio dove quello che conta non è l’abilità artistica ma le sensazioni e le emozioni che condivido con il pubblico e quello che i visitatori provano. Penso che artista e pubblico si trovino sullo stesso livello quando si incontrano. Per questo, per rispondere alla domanda, penso che la mia opera non sia completa quando è terminata ma quando iniziano le esperienze di arte vissute insieme al pubblico.

Immagine 011Donna scultura 2014 – Chiesa di Sant’ Agostino – Pietrasanta

  • Come continuerà il Suo percorso? Dove Le piacerebbe esporre? Qual’è il Suo sogno?

Continuare e non fermare mai la mia curiosità, esprimendo sempre il bambino che ho dentro, questa è la cosa più importante. Essere sempre aperta, non pensare mai di aver raggiunto il traguardo, ma essere sempre curiosa di imparare cose nuove.

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